Il posto dove le vere signore passano più tempo in casa non è la cucina ma il bagno, si sa. Nel mio c’è una luce fantastica al mattino e conosco l’incidenza dei raggi di ogni stagione. So che il rubinetto della vasca si illumina a fine ottobre. A dicembre, quando tutte le foglie delle querce sono a terra, ho cognizione addirittura di due cose: mi posso specchiare senza accendere le luci e prepararmi per quelle stese sul prato che aspettano io le raccolga.
A me piace la luce del sole, richiede pazienza, studio continuo, non è obbediente come i bank, esige rispetto.
La mia casa occupa tutto un piano, la luce gira per le stanze e come una lancetta mi indica orari e stagioni. Quando c’è luna piena posso cucinare senza accendere la lampada, ma ammetto che per il tempo che passo ai fornelli l’operazione richieda poca abilità. Ad aprile la camera da letto si impolvera della luce verde che filtra dalle foglioline appena nate delle querce, è l’epoca in cui sono ben ancorate ai rami e voglio loro ancora bene. Sulle mura arancio della villa del vicino batte il sole al tramonto, riflette come un pannello e il mio studio si infuoca di amaranto.
Era previsto il nubifragio, ci penso mentre il sole imprevisto taglia la casa come un raggio gamma.
Ma resta il bagno il mio luogo di culto. A marzo le orchidee riprendono a fiorire lungo il bordo della finestra dai vetri satinati. Io ho un set fotografico apposito, un ottimo fioraio e tanta pazienza. Aspetto seduta sul bordo vasca come se dovessi catturare un topino che spunti dal muro. La luce giusta dura pochi minuti ed eccola che arriva, apro il disco riflettente come fosse una bacchetta magica e mi diverto a fotografare i boccioli stile incisioni dell’800. Tutto controluce, il risultato non è da catalogo ma mi diverto molto. Se proprio non sono soddisfatta ed è marzo o aprile, so che la stessa luce intensa arriverà verso le 4:00 nel salone piccolo; nulla è perduto, posso recuperare.
Un esercizio continuo, me lo fanno notare tutti. A volte ci gioco, dico tra mezz’ora su quella bottiglia arriva il sole guarda che bella, dovrei spolverarla.
A me risulta normale mettermi in scia col sole, come fanno i motociclisti in gara, lo inseguo e lo lascio vincere, solo a stargli dietro imparo tanto.
Tempo fa qualcuno commentò le mie fotine dei fiori chiedendomi quali stratagemmi usassi, un collega statunitense su fb se non erro. Gli dissi: “le faccio al bagno la mattina” dando per scontato lui sapesse che a quell’ora in quella stanza c’è la luce che prediligo. Non mi ha presa sul serio avrei dovuto dire “le realizzo nel mio studio in still life“. Se alle cose non metti un’etichetta col prezzo perdono di valore. Ma va bene lo stesso, ci vuole poco a far felice una donna fotografo, basta lasciarla in pace al gabinetto.
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