La maggior parte delle volte a sporcare le mura delle vostre case sono delle scritte, spesso ingiuriose. Una noia, dovete ridipingere, appostarvi nottetempo per sorprendere i vandali e poi sperare che il murales successivo inneggi almeno alla vostra squadra del cuore. C’è chi si è fatto furbo.
Chi possiede legalmente l’arte pubblica prodotta illegalmente sugli edifici privati? Recentemente in Inghilterra è nato un precedente al riguardo, protagonista Banksy http://www.banksy.co.uk/outdoors/index1.html”>http://www.banksy.co.uk/outdoors/index1.html
uno degli esponenti maggiori della Street art, l’imbrattatore più conteso di Londra, l’unico ad essere in grado di far valere i suoi disegni più dell’immobile. Così accadde che una sua opera sia stata letteralmente staccata con tutto l’intonaco da un edificio, fatta sorvolare l’Atlantico, atterrare a Miami per essere battuta all’asta con un prezzo finale di oltre mezzo milione di dollari che potrebbe, dicono i responsabili, arrivare ad oltre 700 mila. http://www.3news.co.nz/The-mysterious-case-of-the-missing-Banksy/tabid/418/articleID/287307/Default.aspx
Il pezzo (di muro) in questione appare per la prima volta sul fianco di un discount nel nord di Londra nel maggio 2012. I residenti si affezionano al dipinto che diventa motivo di orgoglio del quartiere e richiamo per i turisti. Al suo posto, giorni fa, appare un rattoppo fatto alla buona. Il proprietario dell’edificio si giustifica dicendo di aver ordinato l’estrazione al fine di “preservare” il lavoro, che comunque giaceva dietro una lastra trasparente protettiva. Il termine “Preservare” assume dunque il nuovo significato di “Incassare”. “Slave Labour” questo il nome del murales, raffigura un bambino mentre cuce a macchina delle bandierine inglesi, simbolo dello sfruttamento minorile nel paese, ora sfruttamento dell’artista. Tra qualche ora verrà aggiudicato ad un proprietario che non forse ha mai avuto. Il caso ha innescato una discussione in merito su chi tecnicamente “possieda” l’arte, dal momento che tali opere sono ospitate senza autorizzazione in luoghi pubblici e su edifici privati.
Il mercante d’arte di Miami Frederick Thut difende la vendita sostenendo: “l’opera è stata dipinta su un muro privato e il proprietario può farne quel che vuole.”
Questo caso specifico non è rilevante per il mondo della fotografia, ma il concetto di arte di strada si. Nel 2010, il fotografo conosciuto come JR vinse il prestigioso premio TED, corrispondente a 100 mila dollari, per le sue grandi foto installate nei quartieri poveri di tutto il mondo. http://www.petapixel.com/2010/10/20/photographer-jr-wins-prestigious-ted-prize-for-giant-faces-in-slums/
Se la vendita del Banksy andrà a buon fine facendo registrare grossi incassi si potrebbero presto avere molti altri esempi di installazioni di street art strappate dal loro contesto originale e poi vendute a collezionisti privati. http://edition.cnn.com/2013/02/22/world/europe/street-art-auction/index.html?hpt=hp_c2
L’aspetto più interessante della questione è che molti ne parlano, responsabili e rappresentanti di quartiere, associazioni, aste. Tutti tranne il diretto interessato il quale, noto per la sua riservatezza e mistero, ha commentato citando Henri Matisse: “I was very embarrassed when my canvases began to fetch high prices, I saw myself condemned to a future of painting nothing but masterpieces”. Ovvero, dare un prezzo alle opere snatura l’artista. Chapeau.
http://www.banksy.co.uk/QA/qaa.html
dalla pagina FB di Bansky “When I was a kid I used to pray every night for a new bicycle. Then I realised God doesn’t work that way, so I stole one and prayed for forgiveness.” https://www.facebook.com/pages/Banksy/207208369273
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